Un’isola c’è. In qualche forse o smorfia del viso sorpreso da un pensiero inatteso.
Ombre bianche che si muovono giuste sotto cieli neri di soli incantati, giorni di mare e bastimenti a largo su rotte infinite. Golfo quieto finalmente di sonni profondi, notti blu sotto stelle argento e uomini stanchi che tornano, infine, sotto cappotti caldi.
L’isola che c’è sta dentro la mano stretta nella tasca più grande, mentre senza nessuno accanto si torna per non più ripartire.
É l’isola degli uomini lontani, delle urla di pesce e dell’anima che spinge in mezzo alle scapole per farsi abbracciare più forte.
Ti dico che l’isola c’è e la vedi, se guardi bene percorrendola tutta, la superficie del mare.